Giorgio Strehler è considerato uno dei più grandi registi teatrali italiani del XX secolo ed è una delle mie principali fonti di ispirazione per lo studio del teatro. Nato a Trieste nel 1921, ha segnato profondamente la scena italiana e internazionale, grazie alla sua straordinaria capacità di trasformare il teatro in uno spazio di riflessione sociale, politica e umana.

Perché Giorgio Strehler è stato tanto importante per la scena teatrale italiana

Strehler è stato un innovatore del teatro contemporaneo, capace di rendere il palcoscenico un luogo di verità, emozione e riflessione critica sulla società e di unire tradizione e modernità.

Fondatore del Piccolo Teatro di Milano nel 1947 insieme a Paolo Grassi e Nina Vinchi, Strehler ha voluto creare un “teatro d’arte per tutti”, che fosse accessibile e allo stesso tempo di altissima qualità. Il Piccolo Teatro è diventato un simbolo della rinascita culturale dell’Italia del dopoguerra, una finestra sul mondo che ha ospitato spettacoli memorabili e ha dato nuova vita a opere classiche e moderne.

La regia di Strehler puntava ad una simbiosi perfetta tra testo, spazio scenico, illuminazione e recitazione. Ha lavorato intensamente sulla psicologia dei personaggi, guidando gli attori ad esplorare profondità emotive senza precedenti. La sua visione del teatro era quella di un’arte collettiva e politica, capace di risvegliare le coscienze e di raccontare la condizione umana.

Il teatro di Giorgio Strehler a Milano

Il Piccolo Teatro di Milano è il tempio del teatro strehleriano. Ancora oggi il Piccolo mantiene l’eredità del suo fondatore, promuovendo una programmazione di alta qualità che spazia dai classici agli autori contemporanei. Il teatro, sotto la guida di Strehler, è diventato un luogo di ricerca e sperimentazione, aperto non solo al pubblico italiano, ma a una platea internazionale. Ha segnato profondamente la città di Milano, rendendola un centro culturale vivo e dinamico.

Le opere più famose di Giorgio Strehler

Giorgio Strehler ha diretto una vasta gamma di opere teatrali, spaziando dai classici della drammaturgia a nuove produzioni che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama teatrale italiano e internazionale.

Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni

Questo spettacolo, messo in scena per la prima volta nel 1947, è uno dei capolavori più longevi e amati di Strehler. Ha riportato in auge la commedia dell’arte, con un’attenzione particolare alla fisicità e all’improvvisazione degli attori, rendendo Arlecchino un’icona del Piccolo Teatro di Milano.
Strehler era particolarmente affezionato alle opere di Goldoni, tanto da aver riproposto anche “La trilogia della villeggiatura“, “Le baruffe chiozzotte“, “Il Campiello“.

Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov

Strehler ha diretto diverse versioni di “Il giardino dei ciliegi” nel corso della sua carriera, tra cui la celebre produzione del 1974. Il regista ha saputo cogliere e trasmettere la malinconia e il senso di fine di un’epoca che permeano il testo di Čechov, con una messa in scena visivamente potente.

Vita di Galileo” e “L’anima buona di Sezuan” di Bertolt Brecht

Giorgio Strehler ha diretto “Vita di Galileo” più volte, rendendola uno dei suoi cavalli di battaglia. La prima versione risale al 1963 e riflette il suo impegno politico e la sua vicinanza al teatro epico di Brecht. Attraverso quest’opera, Strehler affronta i temi della scienza, del potere e della libertà di pensiero.

Un altro capolavoro brechtiano, “L’anima buona di Sezuan” è una delle opere più rappresentative del sodalizio artistico di Strehler con Brecht. In questa produzione, Strehler esplorava i dilemmi morali e sociali della bontà e dell’egoismo umano, con uno stile visivo potente e coinvolgente.

Altre opere di Brecht riproposte da Strehler sono state “L’opera da tre soldi” e “Santa Giovanna dei Macelli“.

I giganti della montagna” di Luigi Pirandello

Strehler ha sempre avuto una particolare affinità con il teatro pirandelliano. Tra le sue interpretazioni più significative c’è “I giganti della montagna“, un’opera di Pirandello davvero complessa e articolata. La produzione del 1994, poco prima della sua morte, è considerata un vero testamento artistico, con una riflessione profonda sul rapporto tra arte e realtà.

La Tempesta” di William Shakespeare

La Tempesta” di William Shakespeare è andata in scena nel 1947, 1978 e 1979. Questa produzione di Strehler è ricordata per l’uso innovativo della luce e delle scenografie minimaliste, che rendevano l’atmosfera onirica e misteriosa, in linea con i temi della magia e della riflessione esistenziale della commedia shakespeariana.

La Tempesta” è una delle ultime opere teatrali di William Shakespeare, scritta intorno al 1610-1611. È una commedia che tratta temi di potere, vendetta, perdono e riconciliazione, mescolando elementi di realismo con il soprannaturale.

La storia inizia con una violenta tempesta che fa naufragare una nave su un’isola misteriosa. L’isola è abitata da Prospero, ex Duca di Milano, esiliato insieme alla figlia Miranda, dopo che suo fratello Antonio lo ha tradito e usurpato il trono. Prospero, grazie ai suoi poteri magici, ha creato la tempesta per attirare sulla sua isola la nave dove viaggiano Antonio, il Re di Napoli Alonso, suo figlio Ferdinando e altri nobili.

La narrazione segue i tentativi di Prospero di riprendere il suo ducato e ottenere giustizia, ma nel corso della vicenda, il tema del perdono diventa centrale.

Prospero usa la magia per controllare gli eventi sull’isola e vendicarsi di coloro che lo hanno esiliato. Tuttavia, alla fine, decide di perdonare i suoi nemici, scegliendo la riconciliazione piuttosto che la vendetta. La trasformazione emotiva di Prospero è il fulcro dell’opera.

Dal teatro shakespeariano Strehler mise in scena anche altre opere: Riccardo II, Giulio Cesare, Coriolano, Enrico VI, Re Lear.

Perché un attore di teatro di oggi dovrebbe prendere spunto da Giorgio Strehler

Per gli attori di oggi avere Giorgio Strehler come punto di riferimento significa ripercorrere le caratteristiche principali che riflettevano la sua visione artistica e il suo modo di concepire il teatro.

Teatro come arte collettiva

Strehler considerava il teatro un lavoro di squadra, in cui il regista, gli attori, i tecnici e gli scenografi dovevano collaborare strettamente per creare un’opera unitaria. Il suo teatro era frutto di un lavoro corale, in cui ogni elemento scenico aveva un ruolo ben preciso. L’importanza del contributo di ogni componente, dagli attori ai costumi, rifletteva la sua idea di teatro come arte collettiva e integrata.

Inoltre il teatro di Strehler aveva una forte componente politica e sociale. Credeva che il teatro dovesse essere uno specchio della società e uno strumento di riflessione critica. Le sue opere spesso toccavano temi come l’ingiustizia, il potere, la libertà e la condizione umana, facendo emergere i conflitti e le tensioni del mondo contemporaneo.

Rielaborazione dei classici

Strehler aveva un grande rispetto per i testi classici, ma non si limitava ad una rappresentazione fedele e convenzionale. Rielaborava le opere, dando loro nuova vita attraverso un’interpretazione personale che riusciva a renderle rilevanti per il pubblico contemporaneo. Pur mantenendo intatta la struttura degli originali, le sue messe in scena ne esaltavano le sfumature simboliche e filosofiche.

Uso poetico della luce e della musica

Strehler era famoso per l’uso innovativo della luce. Considerava l’illuminazione non solo come uno strumento tecnico, ma come un elemento drammaturgico fondamentale per la creazione di atmosfere suggestive. La luce era utilizzata per enfatizzare il simbolismo e le emozioni, creando contrasti di chiaroscuro che esaltavano i momenti più intensi della rappresentazione.
Anche la musica era un elemento chiave nelle produzioni: non era solo un accompagnamento, ma un vero e proprio mezzo espressivo che aiutava a raccontare la storia e a sottolineare i momenti emotivamente più intensi.

Simbolismo e minimalismo scenico

Le scenografie delle opere di Strehler erano spesso minimaliste, ma ricche di simbolismo. Amava l’idea che gli elementi scenici non fossero meramente decorativi, ma avessero un significato profondo legato ai temi dell’opera. Le sue scenografie erano capaci di suggerire mondi complessi attraverso pochi dettagli, creando uno spazio teatrale aperto, quasi onirico, dove la mente dello spettatore potesse proiettare significati.

Una delle caratteristiche più peculiari del suo stile era anche l’infusione di elementi magici e sognanti. In opere come “La tempesta” di Shakespeare” o “I giganti della montagna” di Pirandello, Strehler sapeva creare un’atmosfera sospesa tra il reale e l’irreale, in cui il palcoscenico diventava un luogo di magia, simbolo delle infinite possibilità dell’immaginazione.

Centralità dell’attore e della psicologia del personaggio

Strehler dedicava grande attenzione alla recitazione, lavorando intensamente con gli attori per esplorare la psicologia dei personaggi. Ogni ruolo doveva essere interpretato con profonda introspezione, cercando di far emergere le emozioni più intime. Gli attori erano al centro della sua regia, ma dovevano sapersi integrare in un contesto armonioso, lavorando su corpo, voce e gestualità per creare personaggi vividi e autentici.

Fonti: Piccolo Teatro Strehler – La storia del Piccolo

Categorie: Teatro